"TRANSIZIONE ELETTRICA STRADA SEGNATA: COSì L'ITALIA PUò ESSERNE LEADER"

L'Italia può avere un ruolo strategico nella transizione energetica, grazie anche a competenze specifiche sviluppate in questo ambito. Silvia Bodoardo, professoressa del Politecnico di Torino, tra i massimi esperti italiani in materia di batterie, ne è particolarmente convinta e infatti sprona il nostro Paese a intraprendere questo percorso con slancio. Del resto, spiega, "la strada è chiaramente segnata" a livello globale. E questa sfida non si può perdere.

Professoressa Bodoardo, a che punto è la transizione energetica?

"Dipende. Nel nord Europa la transizione è già attuata o molto avanzata, qui invece abbiamo ancora molte resistenze sebbene sia una realtà ormai esistente e consolidata. In particolare, alle fiere di settore si scopre che già oggi ci sono un mare di possibilità per attuare questo percorso. L'obiettivo della decarbonizzazione è ormai mondiale e la via dell'elettrificazione viene privilegiata per una questione di efficienze. Innanzitutto, l’elettrico non produce CO2, quindi nei centri ad alta urbanizzazione risolve una serie di problemi legati all’attuale concentrazione di inquinanti, e poi non disperde energia. Nell'automotive, se uso un veicolo a combustione, l'80% dell’energia viene sprecata come calore e il 20% è usata per la trazione. All'opposto, l'elettrico utilizza alla ruota l'80% dell’energia. I posti di lavoro non li perderemo seguendo l'elettrico, ma se non ci apriremo a questa possibilità".

Lo stop ai motori termici nel 2035 e la neutralità climatica nel 2050 sono davvero obiettivi raggiungibili in queste tempistiche?

"Fino a qualche anno fa ci chiedevamo se internet avrebbe preso davvero piede; ora ci siamo immersi, grazie anche al grosso sviluppo del settore batterie in poco tempo. La stessa cosa sta succedendo anche in ambito energetico e la transizione sta avvenendo a passi da gigante, per chi la accoglie. Se ci arriveremo tutti entro il 2050, dipenderà dall’accettazione che avremo di questo processo. Alcuni Paesi ci arriveranno prima, altri magari dopo ma la strada è chiaramente segnata".

Quali sono le tecnologie più promettenti?

"La tecnologia più sviluppata è quella dell’accumulo elettrochimico e quindi delle batterie. Abbiamo già tantissimo accumulo e questo è un sistema completamente riciclabile: se compro una batteria dalla Cina, acquisto anche tutti i materiali in essa contenuti. Se li riciclo e li rimetto a disposizione in Europa, li ho già qui. Se siamo ancora un po’ indietro nel riciclo è perché non abbiamo abbastanza batterie esauste. Peraltro, le batterie dei veicoli stanno anche durando più del previsto a differenza di quanto molti si aspettavano. Spesso si cambiano le macchine prima del loro pacco batterie".

Quanto sarà decisivo, in un’ottica strategica, la nostra capacità di approvvigionamento delle materie prime critiche?

"Questo tema riguarda soprattutto l'elettronica di consumo, perché le materie critiche come il cobalto le usiamo, ad esempio, per tutte le batterie dei cellulari o dei computer. Nelle batterie per l'automotive, invece, la quantità di cobalto è in fortissima diminuzione o addirittura assente, perché molte aziende stanno passando al litio-ferro-fosfato. Lo fanno per varie ragioni: perché sono eco-friendly, perché questo materiale costa molto meno ed è anche molto sicuro".

L'Italia ha un know-how tale da poter ambire a guidare la transizione nel futuro?

"Sulla ricerca siamo molto ben piazzati a livello europeo e mondiale. Una nostra leadership nell'ambito della ricerca e della formazione è già piuttosto consolidata. Il mondo delle batterie è poi estremamente multidisciplinare: ci vogliono chimici, ingegneri elettrici ed elettronici, meccanici, economisti. E tutti devono parlare la stessa lingua. Siamo leader al mondo per la produzione dei macchinari e delle celle. Le nostre aziende del settore vendono in tutto il mondo alle grandi compagnie tech e siamo anche molto forti nel riciclo dei materiali. Nell'ambito edile, che pure è interessato dalla transizione, siamo egualmente molto bravi: in Italia, sulle costruzioni abbiamo molto da fare ma abbiamo anche il know-how per farlo. L'architettura e l’ingegneria edile civile italiana sono all’avanguardia nel mondo. Molto spazio c'è, bisogna saperlo sfruttare".

2024-07-04T14:36:03Z dg43tfdfdgfd