LA LOTUS THEORY 1 HA 1000 CV E INDICA IL FUTURO DELLE SUPERCAR DEL MARCHIO

Questa è la Lotus Theory 1, un concept che mira a rinsaldare alcuni dei valori storici del Marchio trasportandoli nel futuro in chiave elettrica e digitale, per far sì che non ci si dimentichi che Lotus fa anche altre cose oltre ai SUV elettrici. Un terreno abbastanza sdrucciolevole su cui muoversi, perché parole come leggero, semplice, analogico non sono facilmente associabili alle auto elettriche.

A voler essere un po' cinici, potrebbe sembrare una presa di posizione da parte di Lotus per distogliere l'attenzione dalle auto elettriche dell'attuale gamma. Ma è assolutamente logico che Lotus punti a produrre auto (elettriche e SUV) che si vendano bene a livello globale (vedi Cina e Nord America). La Eletre e la Emeya, per quanto valide, sono realizzate su piattaforme sviluppate in Cina, costruite in Cina (a Wuhan, per la precisione) e messe in vendita in Cina prima che in Europa. Si guidano bene, ma sono anche grandi, pesanti, lussuose ed elettriche. Tutte cose che hanno ben poco a che fare con la tradizione Lotus. La prossima Lotus sarà un SUV elettrico di medie dimensioni, come la Porsche Macan, quindi la Theory 1 è una sorta di promemoria che ricorda i valori fondamentali del Marchio, al di là del semplice logo sulla carrozzeria.

C’è ancora molto da fare

Purtroppo, prima di arrivare alla vettura vera e propria, sembra che ci siano molti dettagli da sviscerare. Del resto, il nome Theory 1 lascia pensare che tutto sia ancora molto teorico, richiamando più una presentazione marketing. C'è l'impegno generale di Lotus nel piano Vision80 per trasformarsi in un “marchio globale con elevata tecnologia e alte prestazioni”, e la Theory 1 è il manifesto di design per le prossime Lotus, secondo la filosofia “DNA”, ovvero Digitale, Naturale, Analogico: concetti non semplici da conciliare.

Vediamo qualche numero: la Lotus Theory 1 ha trazione integrale e ben 1.000 CV, con un peso inferiore a 1.600 kg, comprensivo di una batteria da 70 kWh per un'autonomia di 400 km. Da 0 a 100 km/h in meno di 2,5 secondi, velocità massima di 320 km/h. Niente male e non si tratta solo di fumo negli occhi, anche se non è un'auto di serie.

Design a motore centrale

Guardando la Theory 1 si riconoscono i tratti caratteristici di una vettura a motore centrale. Nel muso a doppia punta c’è un po' di Lamborghini e nella zona posteriore qualche vibrazione tipo Ford GT90. I fari super-sottili sono realizzati al laser da un'azienda californiana, la Kyocera SLD Laser, Inc.

I cerchi richiamano quelli della Evija, con pinze AP Racing. I sidepod dietro le ruote anteriori è i fianchi alimentano un grande diffusore e un'ala posteriore attiva. Il fondo è sagomato e guida il flusso d’aria per il raffreddamento e fino al diffusore. Batteria e motore sono un blocco unico e non occorre un sottotelaio posteriore.

Parola d’odine: riciclare

Normalmente un'auto può includere fino a 100 materiali diversi, la Theory 1 ne impiega solo dieci. Così è più facile da realizzare e da riciclare. La scocca è in fibra di carbonio riciclata, la carrozzeria in compositi di cellulosa e policarbonato è ricavata dalle piante; l'alluminio, il policarbonato, il poliestere e anche il vetro provengono da materiali riciclati. Tutto è molto… leggero: per un'auto elettrica di queste dimensioni e prestazioni, un peso inferiore a 1.600 kg non è affatto male.

ADAS ne abbiamo?

Certo, la Theory 1 prevede la guida autonoma di livello 4, a bordo ci sono 4 Lidar, 6 telecamere ad alta definizione, una combinazione di radar a lungo e corto raggio (più ultrasuoni), tutti integrati in punti vetrati nelle portiere e nel pannello nero sul retro dell'auto.

Abitacolo a tre posti

Le porte a forbice svelano un abitacolo a tre posti, con posizione di guida centrale. I sedili sono fissati alla scocca, il volante a cloche e la pedaliera si spostano per accogliere il conducente.

La plancia è costituita da un paio di longheroni in carbonio che attraversano l’anteriore, l'aspetto è piuttosto essenziale. C'è solo un piccolo schermo e deliziosi interruttori tattili. Alcuni controllano le modalità di guida, altri sono configurabili. I monitor interni degli specchietti retrovisori sono posizionati all'estremità dei montanti del cruscotto, mentre sul parabrezza si riflettono piccole luci che cambiano colore per indicare quando è necessario frenare e accelerare, come un track trainer in tempo reale.

C'è un grande head-up display e una cosa chiamata Lotuswear, fornita da MotorSkins. Sembra strano, ma si tratta un tessuto adattivo con il quale sono stati rivestiti volante e altre superfici, che pulsano e si muovono per fornire informazioni personalizzate in base alla funzione. Con il navigatore, ad esempio, indicano quando svoltare a sinistra o a destra. Possono persino fornire indicazioni diverse a seconda delle modalità di guida (Range, Tour, Sport e Individual). Ricevere informazioni in questo modo può sembrare strano e richiede un po' di tempo per abituarsi. La musica è affidata a un impianto stereo KEF integrato nei poggiatesta stampati in 3D, con un subwoofer dietro il sedile del guidatore.

Nuova e…vecchia

Si ha davvero l'impressione che la Lotus vecchia scuola sia incorporata nella Theory 1, incorniciata nella tecnologia del futuro. Nessuno di questi elementi è rivoluzionario di per sé, ma la Theory 1 si concentra su come potrebbe essere una “vera” Lotus di fronte a una tecnologia che si allontana rapidamente da quella con cui il marchio ha avuto a che fare in passato. E non è così fantasioso come potrebbe sembrare. Non vedrete una Theory 1 su strada, ma senza dubbio alcune di queste cose arriveranno in produzione.

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