AUTO ELETTRICHE – IL GOVERNO ALLUE: PUNTIAMO A 4,3 MILIONI DI BEV CIRCOLANTI NEL 2030

Il 1 luglio, due ministeri (Ambiente e Infrastrutture) hanno inviato alla Commissione europea il testo definitivo del Pniec, il Piano nazionale integrato energia e clima, che fissa l’obiettivo del governo in fatto di auto elettriche circolanti in Italia: 4,3 milioni nel 2030. Target ambizioso, considerando che oggi ne viaggiano 238.986 (fonte Motus-E). In parallelo, si mira a 2,3 milioni di ibride plug-in, per un parco complessivo di 6,6 milioni di vetture ricaricabili fra sei anni. Le previsioni di sviluppo della mobilità elettrica sono legate – è scritto nel Pniec – all’atteso salto tecnologico delle batterie. Fra le chiavi per raggiungere quei numeri, la presenza capillare di stazioni di ricarica rapide, facili da usare e funzionanti. Oggi, stando a Motus-E, siamo a 54.164 punti di ricarica, grosso modo 27 mila colonnine. Un dato in crescita (erano 5 mila nel 2020) ma da soppesare: vanno sottratti il 22% di stazioni scollegate e un’imprecisata quantità di paline non funzionanti o difficilmente raggiungibili. Spesso inoltre capillarità e velocità lasciano a desiderare.

Colonnine veloci: ecco gli avvisi. Proprio in tema di realizzazione di colonnine veloci previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, passo avanti dell’esecutivo: il 28 giugno, il ministero dell’Ambiente ha pubblicato, nel sito del Gse (Gestore dei servizi energetici), i bandi sulle stazioni rapide in città e sulle strade extraurbane. I prossimi step prevedono la pubblicazione degli avvisi nel sito del ministero e le proposte dei privati (A2A, Be Charge, Enel X e altri). Così da realizzare 7.500 colonnine super veloci lungo le strade extraurbane e 10.880 nelle zone urbane entro fine 2025, rispettivamente con 360 milioni di euro e 279 milioni: si aggiungeranno alle 3 mila già in corso di realizzazione. In totale, oltre 21 mila (ossia circa 42 mila punti, in genere due a colonnina). Dopo il flop dei vecchi bandi dei mesi scorsi, i nuovi avvisi favoriscono una maggiore partecipazione degli operatori, anche più piccoli: sono state ridotte le dimensioni delle aree per le quali è possibile presentare domanda di ammissione al beneficio. E i raggruppamenti temporanei possono accedere alle agevolazioni, ricevendo in anticipo una quota di finanziamento. 

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